La disabilità è una “macchina inutile”?
Giorni fa mi sono tolto un dubbio che avevo da tanto tempo: come mai nell’immaginario comune alle persone con disabilità viene associata l’idea di inutilità? Bella domanda!
Poi mi sono imbattuto in un articolo pubblicato di recente sul blog Invisibili del Corriere della Sera, dal titolo “L’utilità del mondo antico che segnava il destino delle persone con disabilità”, dove viene fatta un’analogia tra il mondo cittadino e il mondo rurale nell’antichità.
Mi spiego meglio: Platone, nella sua opera Repubblica, descriveva alcune norme che regolavano i ruoli dei cittadini nella quotidianità.
Anzitutto, i bambini che nascevano con una disabilità dovevano essere soppressi alla nascita, una regola oggi considerata molto crudele. Poi, i bambini erano concepiti per servire la Patria, e ovviamente dovevano essere di “sana e robusta costituzione fisica”.
Un altro punto era quello della “colpa”, cioè i bambini “disabili, menomati” e quelli concepiti al di fuori delle unioni consacrate, avevano lo stesso destino: “il confinamento in un luogo segreto e celato alla vista dove trovare la morte”.
Dunque, i bambini considerati “utili” erano accettati nelle città, mentre gli altri che fine facevano? E dove vivevano quelli che riuscivano a sopravvivere? Nelle campagne, a fare lavori agricoli!
Questo aveva una logica: in città si viveva velocemente e gli spazi erano ristretti e angusti, mentre la campagna offriva spazi più ampi e lavori con tempi più dilatati. Le città infatti, come adesso, non erano progettate per essere inclusive, ma per essere produttive.
Come si legge nel suddetto articolo: “Nel poema di Esiodo, Le Opere e i Giorni, l’attività agricola era considerata come un servizio, un rito religioso” perché “la terra era ritenuta una divinità da servire […] Insomma, i contesti agricoli permettevano a tutti i membri della comunità di essere utili”.
Anche nell’antichità, anche se in maniera un po' distorta e “ghettizzante” si cercava di dare un valore, un ruolo attivo ai bambini e alle persone che la città, ossia quella parte più produttiva e innovativa della società, considerava “inutili”.
Come ricondurre ai tempi moderni questo discorso sulla valorizzazione della “inutilità?
Al Centro Documentazione Handicap di Bologna, è stato realizzato il laboratorio “Le macchine inutili”, ispirato alle opere dell’artista Bruno Munari.
Qui, educatori e persone con disabilità hanno creato delle vere e proprie macchine inutili che sfidano l'idea di funzionalità, per concentrarsi sull'estetica, la creatività, e la poesia del movimento.
Anche la disabilità viene spesso concepita dalla nostra società come inutile, sia da un punto di vista economico, sia in base a standard di efficienza. Le “macchine inutili” di Munari suggeriscono un modo per ripensare il concetto di valore, invitando a concentrarsi sull'espressione individuale, anziché sull'efficienza e sulla produttività, offrendo uno spunto di riflessione per valorizzare la diversità e l'autonomia di ogni persona.
Il Centro Documentazione Handicap per condividere con la comunità questo percorso, ha ideato il concorso "Macchine Inutili, immaginazioni possibili", promosso dal gruppo educativo “Progetto Calamaio” e rivolto alle classi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado di Bologna, che si concluderà con una mostra nell'ambito dell’evento "BOOM - Crescere nei libri" nella primavera del 2026.
Come scritto sul sito Accaparlante.it: “Le Macchine Inutili, ideate dall'artista, designer e pedagogo Bruno Munari in una delle sue opere più emblematiche, sono macchine nate senza alcuno scopo pratico, svincolate da risvolti produttivi e commerciali: non servono a nulla, ed è proprio questa la loro forza.
Così, con l'obiettivo di stimolare la creatività degli studenti e le loro capacità tecniche e manuali, il concorso si propone di mettere al centro il valore dell'inutilità nel percorso educativo dei bambini e dei ragazzi, in un'ottica inclusiva e aperta all'incontro con chi, come le persone con disabilità, è ancora considerato inutile per la società”.
Bella storia! Avete capito da dove nasce il binomio disabilità-inutilità?
E voi vi sentite inutili?
Colgo l’occasione per augurarvi un sereno Natale e felice anno nuovo!
Scrivete a
