E se un arbitro fosse in carrozzina, cosa succederebbe?
In questi giorni mi ha colpito la storia di Cristian Agostini. Nello scrollare il mio cellulare, tra Instagram e Facebook, sono stato attratto dalla storia di un ragazzo di appena diciassette anni che vuole diventare arbitro di pallacanestro. E fino a qui, niente di eccezionale, non fosse che Cristian è in carrozzina e non è la pallacanestro normale, bensì il Baskin, cioè il Basket Integrato.
Ma cos’è il Baskin? Cristian spiega che è “uno sport inclusivo dove persone con disabilità fisiche e/o mentali giocano insieme a normodotati, ognuno secondo le proprie abilità”. (Resto del Carlino)
Dal sito baskin.it leggiamo: “Il Baskin è uno Sport riconosciuto dal 2019, aperto a tutti, giocatori e giocatrici con e senza disabilità, di ogni livello e di qualsiasi età. È inclusivo, coinvolgente ed agonistico.
Si giocano partite, campionati regolari territoriali, nazionali e anche tornei internazionali, e in Italia ci sono oltre cinquemila e seicento tra giocatori e giocatrici, allenatori, arbitri, ufficiali di campo e dirigenti ed oltre cinquemila studenti. Inoltre più di ventimila persone tra famiglie, parenti, amici e simpatizzanti ruotano attivamente attorno al Baskin. È uno sport diffuso anche in Spagna, Francia, Grecia, Lussemburgo, Germania, Serbia e Belgio”.
In effetti, il Baskin permette la partecipazione attiva di giocatori con qualsiasi tipo di disabilità (fisica e/o mentale) che consenta il tiro in un canestro. Si mette così in discussione la rigida struttura degli sport ufficiali e questa proposta, effettuata nella scuola, diventa un laboratorio di società.
Le 10 regole valorizzano il contributo di ogni ragazzo/a all’interno della squadra: infatti il successo comune dipende realmente da tutti. Quest’adattamento, che personalizza la responsabilità di ogni giocatore durante la partita, permette di superare positivamente la tendenza spontanea a un atteggiamento assistenziale a volte presente nelle proposte di attività fisiche per persone disabili.
La novità interessante è la presenza in campo di quattro canestri, posizionati ad altezze diverse a seconda delle abilità dei giocatori. Uno sport fatto di inclusione, partecipazione e non-pietismo, dove l’agonismo e il divertimento si fondono per creare nuove regole, dove il concetto di sport viene valorizzato al massimo.
Questo approccio promuove l'inclusione sociale in modo concreto, costruendo ponti e sfidando gli stereotipi. Vedere atleti con background differenti collaborare per un obiettivo comune potrebbe essere usato negativamente come fonte di ispirazione, invece gli atleti non lo fanno per ispirare altre persone, ma per competere sportivamente e per il proprio divertimento, punto e basta.
Il basket inclusivo dimostra che lo sport può essere un potente strumento di crescita personale e collettiva, rafforzando l'autostima e il senso di appartenenza. È un modello di come la diversità possa arricchire ogni aspetto della nostra società, sport incluso.
Ritorniamo alla storia di Cristian che ha fatto modificare le regole per riuscire a diventare arbitro di Baskin: “Un cammino che non è stato facile perché fino a qualche tempo fa, l’arbitraggio in sedia a rotelle non era previsto dal regolamento EISI (Ente Italiano Sport Inclusivi) … Grazie alla mia determinazione il regolamento è stato modificato, aprendo così la strada a una nuova figura: l’arbitro in carrozzina”. (Resto del Carlino)
Dice ancora Cristian: “Si dà per scontato che ci sia un unico modo di fare le cose e che alcune persone non le possano fare, quando invece può esserci una possibilità per tutti”. (News Rimini)
E voi cambiate le regole?
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