di Giovanna Di Pasquale
Maggio 2012: il progetto nasce dalla volontà di creare esperienze e spazi di incontro fra anziani in condizione di fragilità (anziani con demenze, Alzheimer, anziani non autosufficienti) e bambini della scuola primaria. Il progetto si ispira al volume Le parole scappate di Arianna Papini: un racconto per l’infanzia che narra di una nonna malata di Alzheimer e un nipote dislessico, uniti dalla diversità e dalla solidarietà reciproca.
Dei laboratori rivolti ad anziani e bambini per parlare di malattia e disagio
Si può sviluppare intorno alla malattia il senso di una solidarietà reale? Possono le persone malate, anziane e i loro famigliari scacciare il più lontano possibile il senso di solitudine e vergogna che tanto spesso emerge dai racconti delle esperienze dirette? Può crescere la comunità mostrando attenzione e vicinanza a chi rischia di essere e sentirsi ai margini?
Al Seneca Cafè di Crevalcore abbiamo provato a dare una risposta positiva cercando una strada per condividere il peso della malattia, coinvolgendo non solo i diretti interessati (persone affette da Alzheimer e da demenze senili e loro familiari) ma anche i bambini delle scuole elementari, le famiglie, la cittadinanza.
L’occasione giusta è nata dall’incontro con un libro “Le parole scappate” di Arianna Papini, in cui l’autrice in modo denso, reale e poetico racconta la quotidianità di una nonna malata e di un nipotino dislessico.
Dalla lettura del libro è scaturita l’idea di un laboratorio che è stato proposto e realizzato in modo parallelo in alcune classi della scuola primaria e nel Seneca Cafè.
Il laboratorio si è articolato in quattro incontri per ciascuna delle realtà coinvolte, quattro momenti in cui attorno ai nuclei forti del libro (il ricordo, le paure, il coraggio) bambini e insegnanti da una parte, persone frequentanti il Seneca Cafè dall’altra hanno sperimentato emozioni, storie, racconti di vita secondo i modi e le possibilità di ciascuno.
Il frutto di questi lavori è stato poi condiviso in due incontri comuni fra le classi e il gruppo del Seneca Cafè. In un momento piacevole come il fare merenda insieme, tutti i partecipanti hanno potuto conoscere ciò che “gli altri” hanno prodotto; i bambini hanno mostrato disegni e raccontato, i “nonni” con sorrisi e qualche lacrima hanno reso partecipe il gruppo delle loro forti emozioni.
Un incontro/laboratorio alla presenza di Arianna Papini ha concluso il percorso; i bambini, gli adulti e gli anziani insieme ad ascoltare la storia letta dall’autrice, a disegnare le emozioni che fanno stare male e quelle che fanno stare bene; i nonni ad inseguire le tracce di memoria della propria infanzia, i “nipoti” a scoprirle … E molte altre persone a guardare incuriosite quel gruppo numeroso, composito, sorridente ed affaccendato durante un sabato mattina di mercato.
Punto qualificante e innovativo dell’esperienza è stato il ruolo svolto dall’équipe del Progetto Calamaio, gruppo composto anche da animatori con disabilità. In questo modo una “diversità” si è presa cura di un’altra “diversità” proponendo nello stesso tempo ai bambini e alle loro famiglie un’immagine attiva e positiva delle persone con disabilità o che vivono una difficoltà.
Attraverso gli incontri, prima rivolti in modo separato ai bambini e agli anziani e poi vissuti in una condivisione di attività ed emozioni, si è sperimentata la possibilità di ribaltare ruoli e stereotipi, di condividere paure e difficoltà, di dare spazio a coraggiosi tentativi di fare fronte a ciò che ci fa far fatica, di sentirsi meno soli. Non è un caso che il laboratorio conclusivo, vera e propria festa in città a cui hanno partecipato un centinaio di persone, fosse proprio dedicato alle paure e al coraggio.